«Un segretario che ripensi le Marche»

 ANCONA Oriano Giovanelli, ex sindaco di Pesaro, due volte deputato, attuale direttore generale del gruppo Pd alla Camera.

Dice subito di non sentirsi un «riservista», uno di quei grandi vecchi chiamati alla causa congressuale dal segretario regionale Palmiro Ucchielli. «Anche perché – ricorda – se è vero che sono un ex deputato, sono componente della direzione nazionale del partito».

Giovanelli, che partito regionale vorrebbe, in vista del congresso?

«Serve un partito che duri. I governi, nazionali e regionali, passano. Il partito resta. Perciò serve un segretario che faccia il segretario, e che non pensi ad altro. Questo è stato il limite dell’azione di Bersani. Le sue aspirazioni da premier hanno penalizzato il partito».

A metà settembre il Pd deciderà se eleggere i segretari regionali con le primarie o con il voto degli iscritti.

Lei quale soluzione preferisce?

«A mio avviso il congresso regionale va inserito nella filiera dei congressi comunali e provinciali, perché è giusto che la discussione sia agganciata a dinamiche locali piuttosto che nazionali. Il voto deve riguardare gli iscritti. Altrimenti corriamo il rischio di parlare dei candidati nazionali indebolendo la riflessione sui contenuti del territorio».

Che tipo di segretario serve alle Marche?

«Un segretario che sappia tenere insieme tutte le energie che il partito esprime su scala regionale. Una personalità che sappia unire, non dividere. Una figura che tenga anche conto dell’esigenza di rinnovamento del partito».

Un giovane?

«Nella nostra provincia chi ha promosso il rinnovamento sono gli esponenti con qualche anno in più. Chi parla di rottamazione è un cretino. D’altronde, anche Renzi ha capito che deve abbandonare quella strada».

Il sud delle Marche è convinto che il nord abbia egemonizzato il partito, Ancona lamenta la mancanza di un segretario da oltre 10 anni, Pesaro brama la presidenza della Regione. Come fa un segretario ad unire le esigenze di tutti i territori?

«Il campanilismo ha sempre indebolito la politica marchigiana. Le lottizzazioni tra province vanno lasciate alle spalle. Il nuovo segretario dovrà farsi carico di questo cambiamento culturale».

Qualche nome da suggerire?

«I nomi sono l’ultima cosa a cui pensare».

Eppure a inizio ottobre dovranno essere noti. Con agosto di mezzo, di tempo non ne manca poi tanto, giusto?

«Questo è da vedere. C’è un fatto nuovo, la sentenza di Berlusconi, che potrebbe allungare i tempi del congresso. Se il Pdl intraprendesse un’azione di guerriglia all’interno del Governo, si tornerebbe a votare e il Pd non solo avrebbe bisogno di un segretario, ma di un premier».

Nel frattempo, cosa deve fare il Pd Marche in vista del congresso?

«Guardarsi allo specchio e avere maggiore consapevolezza di sé. I temi da trattare sono tanti. Lavoro, occupazione, riforme istituzionali, riforma delle province. Bene ha fatto Ucchielli a lanciare la proposta di ridiscutere il modello di sviluppo marchigiano. Un modello che ha dimostrato di non essere più attuale e che va ripensato con il contributo di tutti gli attori della società».

G. Cio.