Il Resto del Carlino (ed. Pesaro)

SULLA NASCITA DELLA NUOVA PROVINCIA

PARTIAMO dai dati di fatto. Il primo: la situazione economica della nostra provincia è drammatica.
Siamo di fronte ad una sostanziale desertificazione produttiva, alla triplicazione dei disoccupati. E non è ancora finita. Quelle poche aziende che reggono grazie all’alta percentuale di esportazioni debbono fare i conti con un euro ancora sopravvalutato rispetto al dollaro e con la miopia politica di certi paesi, come la Germania, che potrebbero far espandere i consumi interni e invece perseverano in politiche restrittive che ci colpiscono duramente come ci colpiscono i fatti gravissimi che coinvolgono l’Ucraina e il grande mercato russo.
Il secondo dato di fatto è che le recenti elezioni amministrative ci hanno consegnato un panorama politico assai originale: gli eredi della sinistra storica che governano la fascia costiera, avendo sacrificato alla vittoria anche una certa identità in nome di alleanze elettorali piuttosto ardite e l’interno che ha visto la più grave sconfitta che storia recente ricordi di quelle stesse forze ma spesso ad opera di soggetti elettorali nati e animati da personalità che hanno a che fare con la stessa storia della sinistra. Tant’è che oggi alla frattura socioeconomica vera o presunta fra costa e entroterra si sovrappone una frattura politica di grandi proporzioni : partiti nella costa e liste più o meno civiche nell’interno.
Terzo dato di fatto: il contributo che le istituzioni possono dare, in questo scenario per certi versi drammatico, è salvaguardare i servizi e per farlo imporsi di riorganizzarli radicalmente e complessivamente con una visione che abbandoni la dimensione municipale e acquisisca quella territoriale di area vasta. Questo significa fare accordi, unioni, alleanze, fusioni, integrazioni di servizi, strutture, società; cioè tutte operazioni che non hanno bisogno di faziosità politica, di divisione, ma di tensione unitaria e di saggezza.
Quarto ed ultimo, mi pare che rimangano sospese troppe cose fondamentali come l’assetto della rete ospedaliera, e le infrastrutture viarie principali per le quali le scelte che si andranno a fare possono o aiutare ad integrare questo nostro territorio provinciale o incentivarne ancora la divisione e la frammentazione.
In questo scenario entro la prima decade di ottobre noi muoveremo i passi decisivi per la costituzione della nuova provincia. Non mi pare vi sia la giusta attenzione anche da parte dell’opinione pubblica. Può essere l’occasione in cui fotografiamo l’esistente e lo mettiamo sul binario morto delle divisioni partitiche e territoriali o l’occasione in cui la politica prende atto che tutto ciò che ho appena detto depone per un processo di grande intesa istituzionale, dove non ci sono quelli che danno le carte e quelli che si limitano a giocarle, dove attorno ad un tavolo il sindaco di Pesaro, di Fano, di Urbino, di Urbania, di Fermignano, di Pergola, di Cagli, di Mondolfo, di Vallefoglia, lasciando gli stemmi e le bandiere dei partiti fuori della porta, riescono assieme ai loro consiglieri a fare ciò che serve, non ciò che conviene. Il presidente di questa nuova provincia può nascere da una conta ma stante la situazione data potrà fare molto poco. Oppure quello stesso presidente può scaturire da una larga intesa che si materializza in una sola lista dall’alto profilo istituzionale e allora assume una forza e una possibilità di manovra davvero eccezionali. Ma se la politica non fa cose eccezionali in una situazione eccezionale a che serve?
Oriano Giovanelli, ex parlamentare e
sindaco di Pesaro