Oggi comincia la mia ultima settimana da dipendente del PD. La prossima sarà una settimana di ferie. Avevo politicamente lasciato il partito il 31 marzo scorso con la mia dichiarazione di voto al congresso del circolo di Pesaro centro. Poi complice l’età, ( 60 anni sono troppi per ricominciare e troppo pochi per ritirarsi) e anche la responsabilità dovuta da chi ha una famiglia alla quale in una vita si è sempre pensato troppo poco, ho provato a stare a guardare, chissà mai le cose politicamente cambiassero, e trasformare il mio essere “funzionario di partito” in un essere “dipendente” del partito. Del resto, mi ero detto: ” è dal 2013 che è sostanzialmente così senza incarichi politici e ruoli negli organismi dirigenti”. Però c’era la non insignificante variante di una minoranza nel PD vera e attiva in cui potevo riconoscermi. Ora è tutto davvero cambiato e non in meglio. Fare il “dipendente” non funziona nè per me nè per il PD. Con questa decisione consensuale per il PD finisce un rapporto di lavoro anche oneroso, ma per me non finisce solo un rapporto di lavoro. Per me finisce una esperienza quella del “funzionario politico”, del “rivoluzionario di professione”, una “scelta di vita”, temi che forse dicono quasi niente oggi, ma hanno significato molto nella mia vita per ben 39 anni. In tutto questo sono stato fortunato. Chi mi sta vicino poteva condizionarmi con qualche preoccupazione perchè fuori non c’è tutto questo paradiso cui andare incontro. Ma non l’ha fatto. E io già da alcuni giorni ho cominciato ad apprezzare una sorta di liberazione, un sentimento di fresca felicità. Come ho avuto modo già di scrivere dalle proprie idee non ci si può dimettere. Ti hanno dato e ti daranno speranze, delusioni, amarezze e gioia, ma sono quelle e staccarsene è praticamente impossibile. Buona vita a tutte le dipendenti e a tutti i dipendenti del PD nazionale in un momento difficile il mio cuore sincereamente è con voi. Forza, ributtiamoci nella mischia e non perdiamoci di vista!