Sono passati 25 anni dal convegno di studi del 1992 e 48 da quello del 1969 da cui tutto ebbe inizio.
La vivace, colta e curiosa presenza ininterrotta di Alberto Zedda in questo cinquantennio ( ricorderemo sempre la sua toccante presenza alle celebrazioni del bicentenario di Cenerentola solo pochissimi mesi fa) ci induce senza dubbio alcuno a dedicare a lui questo convegno,con un sincero sentimento di affetto e gratitudine.
Il contributo di inestimabile valore che negli stessi anni ci è venuto dall’opera di Bruno Cagli, Philip Gosset, Sergio Ragni ci ricorda che poggiamo saldamente sulle spalle di giganti, e memori di ciò ci sentiamo tutti depositari di una responsabilità che travalica le nostre persone per diventare storia di una istituzione la Fondazione Rossini e ancora di più storia del contributo unico e irripetibile di una città alla cultura musicale mondiale. Pesaro.
Ciò che è avvenuto qui non ha pari in nessun luogo, e ciò che qui è stato prodotto in termini musicologici ha condizionato il lavoro di una infinità di studiosi, direttori d’orchestra, musicisti, cantanti, registi.
Anche questo ritmo venticinquennale è indicativo del carattere del lavoro che ci accingiamo a fare.
Al tempo dei tweet c’è ancora qualcosa che ha bisogno di tempo: mi riferisco alla ricerca, al rigore scientifico che la deve sostenere, alle prove che deve superare per diventare “cultura nuova”. La ricerca deve essere sostenuta, deve essere finanziata, deve essere premiata; la ricerca non ha fretta, la ricerca ha bisogno di costanza, continuità, innovazione.
E’ quello che ci sforziamo di fare. Il ministero dei Beni e delle attività culturali nell’affidarci le risorse, poche o tante che siano assolutamente vitali per noi, ci riconosce 95/100 per il lavoro scientifico ed è il massimo ottenuto nel confronto con altri richiedenti.
Noi siamo grati e non dimentichiamo che se ciò è possibile lo dobbiamo ad un gruppo di studiosi collaboratori di primordine Ilaria Narici che è la nostra responsabile editoriale, Daniele Carnini, Cesare Scarton, Damien Colas, Davide Daolmi, Renato Meucci, Reto Muller, Annalisa Bini, Emilio Sala, Benjamin Walton cui si aggiungono nuovissime leve come Andrea Malnati, Barbara Babic, Alice Tavilla.
Non so se la fase delicata di un cambio generazionale (difficile in ogni contesto dell’opera umana) si può considerare svolta, ma certo stiamo lavorando con lo sguardo volto al futuro. Grazie a tutti loro e grazie alla piccola ma efficace struttura della Fondazione guidata con sapienza da Catia Amati nonché a chi ci ha fatto avere il proprio indispensabile sostegno in questi anni. Comune, Regione, sponsors.
E ora fatemi salutare e ringraziare gli studiosi che animeranno queste giornate, vengono da 16 università e istituti diversi, dieci di queste sono straniere. Essi sono la plastica rappresentazione di quel fenomeno globale che fu la musica di Rossini, egli innovatore e precursore di un linguaggio musicale capace di superare i confini nazionali per “egemonizzare” la cultura musicale europea, fenomeno che si ripeterà poi con Verdi e Puccini.
“In Italia, la musica ha in una certa misura sostituito, nella cultura popolare, quella espressione artistica che in altri paesi è data dal romanzo popolare e i geni musicali hanno avuto quella popolarità che è mancata ai letterati”. Così annotava in uno dei suoi Quaderni Antonio Gramsci di cui ricorre l’80 della morte.
Forse sta ancora in questa specificità tutta nostra il carattere vincente che il teatro lirico italiano ha nel mondo tanto da essere tutt’oggi vivo e vitale. E sempre qui a Pesaro ne abbiamo avuto e ogni anno ne abbiamo testimonianza vissuta in questo connubio originalissimo fra il lavoro della Fondazione Rossini e il Rossini Opera Festival che non conosce crisi come giustamente ama ricordarci Gianfranco Mariotti.
Com’è noto questo nostro convegno si colloca dentro ad un fitto programma di iniziative che il Comune di Pesaro ha promosso in occasione di un triennio che va dal bicentenario del Barbiere di Siviglia del 2016 al 150ario della morte del Maestro del 2018.
A tutto ciò noi diamo nei tre giorni del convegno il nostro peculiare contributo che da un lato segnala la nostra originalità e dall’altro il fatto che siamo consapevoli di essere parte di un sistema ricco e articolato in cui c’è la collaborazione con il Festival, con Ricordi per le attività editoriali, con il Conservatorio e con i suoi docenti e studenti, con Casa Rossini e le sue iniziative, con le scuole della città per far conoscere questo Rossini tanto famoso quanto sconosciuto, con gli altri teatri italiani dalla Scala al San Carlo; sempre alla ricerca di un nuovo pubblico, sempre tesi a valorizzare nuovi studiosi. E non vediamo l’ora di essere coinvolti in altre sfide come quella del Museo rossiniano e della musica, sfida affascinante e prossima se desideriamo davvero tutti che si concretizzi nel 2018.
Beh lasciatemelo dire, quale altro contesto di lavoro se non questo che vede Pesaro al centro, merita di essere segnalato dal Parlamento con una legge speciale in occasione del 150ario della morte di Rossini? Siamo fiduciosi!
Il tempo passa e ciò che ci rende felici è che non passa invano. Scriveva Vittorio Emiliani nella introduzione al volume contenente gli atti del convegno del 1992: “Nel caso di Gioacchino Rossini gli ultimi decenni hanno significato la riapertura e lo scavo metodico, con strumenti scientifici sempre più affinati, di un’autentica “miniera”.”
Bene quella “miniera” la Fondazione Rossini ha continuato a coltivarla con passione, costanza e rigore scientifico, addirittura ampliandola, e un pensiero grato va a tutti i presidenti e a tutti i componenti dei cda che si sono succeduti in questi anni.
Se in quello stesso testo si faceva riferimento ad una quindicina di titoli “riemersi” in edizione critica il consuntivo ad oggi ci parla di 36 titoli in edizione critica . Una mole editoriale pari a 64 volumi cui vanno aggiunti 29 commenti critici. Per non dire dell’Epistolario a cura di Bruno Cagli e Sergio Ragni che proprio lo scorso anno ha ripreso slancio dopo una lunga pausa; il Bollettino di studi; la Collana dei Libretti curata da Cesare Scarton, da ultimo il monumentale lavoro sul Barbiere; la collana delle “Tesi rossiniane” curata da Emilio Sala.
Bene, concludo salutando tutte le autorità, tutte le relatrici e i relatori, tutte le istituzioni e gli enti che hanno onorato il convegno con il loro patrocinio il Comune di Pesaro, il Comitato nazionale centenari rossiniani, Mibact, Regione marche, Casa Ricordi, Rai, Conservatorio, Rof, Sistema Museo, Amat.
E ringraziando ancora i protagonisti del concerto di sabato alle ore 19 all’Auditorium Pedrotti:Anna Bonitatibus, Benjamin Bayl che dirigerà, l’Orchestra Sinfonica Rossini e il suo presidente Saul Salucci, Il coro del Teatro della Fortuna diretto da Mica Rosciani.
A tutti gli intervenuti, buon lavoro!
Pesaro 9 giugno 2017