Lettera ai sindaci della Provincia di Pesaro e Urbino

Il PNRR può essere l’occasione per la formazione di un diverso modo di essere dei Comuni sia dal punto di vista politico che tecnico

Politica- 5 minuti lettura

Care colleghe e cari colleghi, vi chiamo così perché dicono che di fare il Sindaco non si smetta mai e un pochino è vero. Vi prego di credermi che  scrivo con l’animo pieno di riconoscenza per ciò che avete fatto nei nostri comuni in questi ultimi diciotto mesi che dire tribolati è dire poco,  e per ciò che state facendo nel lodevole tentativo di rianimare le vostre città piccole e grandi affinché almeno l’estate segni uno spartiacque all’insegna della vita in sicurezza.

Ma i tempi che viviamo non sono ordinari e non possono purtroppo lasciarvi tranquilli. Basta solo dare una occhiata alle cose di sostanza che si leggono sui giornali al netto delle diatribe interne ai partiti. I 50 gradi che si registrano a Vancouver, lo sblocco dei licenziamenti, il milione di poveri assoluti in più che si sono creati nel nostro paese, la moria di attività commerciali, l’impennata dei prezzi non solo nell’ edilizia, la crisi nel reperimento delle materie prime  dovuto anche a questa insensata guerra commerciale verso la Cina. Insomma il passaggio è davvero duro e voi siete lì sul fronte con molte responsabilità e poche soddisfazioni.  Ma state vivendo, con i vostri dirigenti e dipendenti tecnici e amministrativi,  un momento storico che non lascia scampo alla routine.

E’ a voi che rivolgo il forte messaggio politico emerso dalla recente conferenza sul PNRR promossa da Apriti Pesaro con il contributo del Movimento Federalista Europeo.

Il messaggio è questo. Non possiamo fallire. Dobbiamo fare in modo che le ingenti risorse messe in campo dall’Europa, cui si aggiungono le risorse nazionali e di altri piani europei  e a cui debbono aggiungersi quelle private favorendo una propensione agli investimenti delle imprese e delle famiglie, ci aiutino a realizzare progetti  coerenti con le sei missioni di Next Generation EU: 1- digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo;  2- rivoluzione verde e transizione ecologica; 3-infrastrutture e mobilità sostenibile; 4- istruzione e ricerca;  5-inclusione, coesione ; 6- salute.

Non arrendersi al che tutto venga deciso e calato dall’alto. Pur essendo necessaria una ferrea guida nazionale, si deve produrre una mobilitazione dal basso di idee e  proposte che coinvolgano le associazioni, i corpi intermedi della società, i luoghi del sapere. Ci vuole una regia che non può che essere assunta dai tre comuni più grandi. Ci vuole un ufficio progettazione comune che i tre dovrebbero finanziare.  La Provincia (quanto ci manca in questo momento la vecchia Provincia!) potrebbe essere il luogo. Un ruolo lo debbono giocare su tutta la parte “sosteniblità” le società dei servizi che  messe a lavorare  assieme potrebbero essere anche efficaci  soggetti  esecutori di progetti strategici. Una attenzione particolare deve  essere rivolta alle aree interne  che rientrano già di per se anche  in altri finanziamenti settoriali che vanno visti in quadro unitario. Non tutto si potrà decidere in sede locale, sarà necessaria la stretta collaborazione con la Regione, ma l’attività locale deve essere vivace, propositiva, coordinata, concreta e tesa al fare bene. Se non saremo in grado noi di creare le condizioni per fare altri useranno quelle risorse e faranno.

Creare una n uova dimensione progettuale e operativa, superando municipalismi, miopie localistiche e impedimenti burocratici.

Ho letto una bella intervista del Sindaco di Urbino i giorni scorsi. La rilancio per dire: se dovessimo davvero perdere trenta/quaranta milioni di euro da destinare al servizio idrico integrato  per la sola ragione che non siamo capaci di unificare le due aziende di servizi che operano nel nostro territorio provinciale, i cittadini ci dovrebbero prendere a pedate. Esempio calzante del salto di scala che siamo chiamati a fare. Questa è la vera occasione perché ad un timido cambiamento nel modo di essere dell’Europa corrisponda un diverso modo di pensare e  di agire dei territori. Pensare e agire in modo europeo da parte di una nuova generazione di politici e tecnici. Bello, no?