26 marzo 2018

Care compagne e cari compagni. Innanzitutto grazie ai nostri candidati per il lavoro che hanno svolto e grazie a chi si è assunto l’onere di coordinare il lavoro.

Non vi sembri  una divagazione.   Ho paura per la pace.

Questa Europa non mi piace affatto. Questa Europa che ha prodotto Sarkozy e quello che sta emergendo relativamente alla Libia, terrificante. Non mi piace questa Europa che fa “prigionieri politici” per affrontare controversie interne a singoli paesi. Non mi piace l’Europa che fa morire una donna incinta ai confini fra Italia e Francia perché è immigrata clandestina. Non mi piace questa Europa che condivide la NATO con Erdogan. Non mi piace questa escalation di tensione con la Russia che trovo pretestuosa e priva di prove, tanto ricorda l’avvio della guerra all’Iraq.  Insomma non mi piace questa Europa non di cittadini ma di Stati sempre più autoritari e capaci di scivolare nello scontro. Penso all’Arabia e alla sua corsa agli armamenti e penso all’Iran come possibile destinatario di una guerra, e sarebbe una guerra mondiale.  Così la Pace è in pericolo. Può bastare un attimo. La nostra Europa non pare in grado di svolgere un ruolo moderatore, anzi. Allora noi dobbiamo dire qualcosa di meno rituale e di molto più forte verso questa Europa che non ci piace. Liberi e Uguali deve avere una politica e una iniziativa su questi temi.

Non ho paura per la democrazia in Italia.

Non ho paura perché la gente vota come abbiamo visto in percentuali alte e se la gente vota la democrazia è forte. Non ho paura perché chi ha vinto non si pone contro la Costituzione e la nostra Costituzione ci da delle garanzie democratiche forti e ci da delle Istituzioni democratiche articolate e forti. Anche i soggetti che hanno fatto le proposte politiche più roboanti devono fare i conti con l’assetto democratico del paese e le sue procedure.

L’unica avvertenza che dobbiamo avere è quella di evitare con ogni forza che venga manomesso quel tanto di proporzionale che c’è nel nostro sistema elettorale perché quella è la garanzia, la garanzia del primato del Parlamento, del dialogo parlamentare.

Per il resto vedremo e vi devo dire sinceramente di fronte a questo profondo sommovimento che ha coinvolto profondamente i cittadini  il mio sentimento è di positiva curiosità.

Lo sconvolgimento è stato davvero molto grande, ma del tutto prevedibile. Si era capito benissimo facendo la campagna elettorale che la gente andava a votare, che il PD faceva un bagno, i 5Stelle facevano un bum, che la Lega era nettamente avanti a Forza Italia.

La dimensione di ciò che è accaduto può farci correre il rischio di non provare nemmeno ad abbracciarla nella sua dimensione e piuttosto spingerci a puntare il dito l’uno contro l’altro il che sarebbe sbagliato e soprattutto inutile.

Certo faccio fatica a capire perché se il fenomeno era tanto prevedibile i comportamenti sono stati tanto inadeguati e io non intendo certo assolverli. Le liste, le proposte, la conduzione della campagna senza una vera regia, ecc. E voglio capire anche certi fenomeni come ad esempio il perché se facciamo un movimento che si ispira al lavoro poi non abbiamo trovato  a fianco a noi quanto meno  la CGIL.

Lo dico così: il voto dimostra che la parola SINISTRA  non dice più gran che  ai più. Le ragioni probabilmente sono comuni alla crisi della sinistra in tutto l’occidente. Ma tant’è! Il mio avvocato mi diceva. Si capiva nella cerchia della mia compagnia. Alla fine per il PD votavamo chi era sopra i 60 anni e per professione stava più che bene. La sinistra può essere questo? Evidentemente No.

E’ stato un voto che dopo 25 anni ha chiuso con le forze politiche che erano nate dalla crisi della prima repubblica. Forza Italia e Ulivo/PD. Un voto di fase storica.

E’ stato un voto fortemente generazionale. In questo senso è una cosa bellissima. Peccato che a motivare i giovani non siamo stati noi. Una mia amica mi raccontava di pulman che hanno dovuto raddoppiare le corse per portare a votare nel sud i ragazzi che studiano a Roma. E il voto dei giovani è contagioso, trascina anche quello degli adulti. Nel Sud è stato qualcosa di enorme, forse non se ne ha appieno la consapevolezza.

E’ stato un voto marcatamente sociale, che ha fotografato la frattura sociale, di reddito che c’è nel paese e se chi ha di meno reagisce, combatte con il voto  non è in se una cattiva cosa. Forse che sarebbe meglio la rassegnazione?  Il problema è dove siamo noi rispetto a questi ceti sociali, come ci percepiscono e perché.

Per queste ragioni io non condivido la definizione del voto come un voto di protesta, un voto di pancia. E’ stato un voto molto razionale, di testa e di proposta. basta tentare di capirlo.

Mi sono chiesto quale sia la parola che dobbiamo inverare, interpretare, per cercare di rispondere a questo fatto enorme. Radicalità? Discontinuità? Non mi sembrano sufficienti. Credo che la parola giusta sia Concretezza. La sinistra perde nella sua variante di governo perché viene ritenuta responsabile di ciò che siamo, la sinistra perde quando si lancia in grandi proclami, in declamazioni di buoni e indiscutibili principi,  perché risulta velleitaria. Allora per ripartire bisogna essere concreti e bisogna essere prossimi a chi vogliamo che ci capisca e ci segua. Un esempio? La manifestazione di Macerata dopo quei gravissimi fatti. Per bocca dei nostri che sono lì, la manifestazione è stata bellissima per i valori che ha espresso,   ma non ha per nulla intercettato il sentimento concreto dei cittadini di Macerata che infatti l’hanno disertata. Noi con questa realtà dobbiamo prenderci le misure.

Quando uscimmo dal PD qualcosa di tutto questo avevamo intuito. La declinazione operativa non è stato neppure possibile iniziarla.

Ora la peggior cosa sarebbe fermarsi. I ponti dietro a noi sono tutti saltati. Non si torna nel PD solo perché non c’è più Renzi, perché l’agonia del PD ( come specularmente quella di Forza Italia)  continuerà ancora per parecchio tempo. Non si torna alle vecchie case della sinistra perché non ci sono più e comunque sarebbero inutili. Si può guardare solo avanti cercando di consolidare in un soggetto politico ciò che siamo e nello stesso tempo tenere tutto aperto, porte e finestre in una ricerca inclusiva che è tutta da fare, aperti  a costruire qualcosa che probabilmente non siamo in grado di definire oggi. Quello che penso è che non dobbiamo irrigidire  troppo, che dobbiamo lasciare molto autonomia a nuclei locali che si qualificano per battaglie concrete e come tali entrano in sintonia con le persone. Prossimità è un’altra parola chiave per quello che dobbiamo costruire.

Dobbiamo essere molto interessati a ciò che accade nel PD ovviamente e in tutto ciò che si muove a sinistra perché la nostra ricerca può incontrare la ricerca di altri.

Dobbiamo nel frattempo fare politica, in primo luogo a livello nazionale perché anche se siamo pochi con il sistema proporzionale qualcosa possiamo dire in Parlamento. Ad esempio credo che noi si debba dire che i 5Stelle sono una cosa e la destra un’altra cosa. Noi abbiamo detto mai con la destra e io lo condivido. In secondo luogo credo che possiamo dire che è interesse di tutti che la legislatura vada avanti per tanti motivi che ora non posso indagare. Tornare subito al voto sarebbe dannoso.