Dunque sarà Luca Ceriscioli a guidare il centro sinistra nel tentativo di riconquistare la guida della regione Marche. Auguri! Una impresa per nulla scontata, in barba ai sondaggi che tranquillizzano le diverse sedi del Partito Democratico. Ma su questo Ceriscioli è affidabile, è uomo di calcolo sempre e comunque , quindi difficile che sottovaluti qualche variabile. Ciò nonostante qualcuna voglio ricordargliela a partire dal voto alle primarie percorrendo alcune linee di faglia che bisogna saper leggere perché lì si concentra il pericolo dei terremoti.
1 La vittoria di Ceriscioli è una vittoria dimezzata nell’ambito pur ristretto dell’elettorato che si è sentito coinvolto dalle primarie del primo marzo scorso. A differenza del voto al candidato sconfitto, il voto a Ceriscioli è un voto “concentrato” ,“cammellato”, senza offesa per i cammellieri e per i cammelli e con ammirazione da “comunista italiano” per il valore politico dell’organizzazione : Pesaro città, Fano, Offida, Recanati. Sono questi quattro luoghi che hanno fatto la differenza mi pare, posso sbagliare perché io non sono uomo di calcolo, però non credo di essere molto lontano dal vero. Il dato macroscopico è che non vince in provincia di Macerata, e questo era prevedibile, ma soprattutto non vince in provincia di Ancona, la città del capoluogo, la provincia del blocco sociale e imprenditoriale che ha segnato l’esperienza di governo del centro sinistra negli ultimi 10 anni con il presidente Spacca, la provincia delle grandi strutture di servizio e di governo cresciute dopo la creazione dell’Ente Regione nel 1970. Non vince nemmeno nel fermano, quella manciata di voti di differenza non sono un dato politico, lo è invece che una delle province imprenditorialmente più dinamiche non ha premiato il messaggio colto del “realismo-ottimista” di Marcolini ma non si è neppure lasciato coinvolgere dal messaggio di “cambiamento radicale” dove pure il retroterra sociale per un messaggio paragrillino c’è eccome. Forse non era credibile il messaggero? Nel messaggio del vincitore non c’era una idea unificante di regione, un progetto politico per le Marche, c’era piuttosto un OPA sulla Regione da parte di Pesaro e di alcuni capi del PD locale sparsi qui e la e questo si vede dal voto delle primarie e potrebbe essere una delle linee di faglia in cui può infilarsi la concorrenza e produrre il terremoto.
2 Ho usato consapevolmente “Pesaro” e non territorio provinciale di Pesaro e Urbino. Vedo che anche altri commentatori sembrano accorgersi che il “pesarocentrismo” non è un concetto usato strumentalmente da qualcuno che non appoggiava Ceriscioli candidato presidente, ma è un dato della politica della nostra provincia che non vede solo chi non vuol vedere. Un dato della politica che un terremoto importante l’ ha già provocato alle ultime amministrative e che secondo me non è finito. Gli uomini di calcolo non si accorsero che la secessione del Marecchia era il sintomo di un malessere più grande e non provarono neppure a fermarlo, sempre per puro calcolo. Poi si perde Urbino e lo si rubrica come un fatto locale, si perde Cagli, non si riconquista Pergola e via così. E quando a Fano si accorgeranno che sulla Società dei servizi e sulla struttura ospedaliera di Marche Nord il compromesso fondato sul non decidere, sul far finta di non capire, non sta in piedi che faranno i neo amministratori di Fano ampiamente reclutati in queste primarie? Aguzzi era un buon alibi per Pesaro per non decidere. E’ il non decidere, è il non aver saputo progettare in una ottica territoriale negli ultimi dieci anni che pesa molto di più delle scelte della Regione sulla caduta verticale della qualità dei servizi sanitari. Mi pare di poter dire che l’ultima scelta un tantino illuminata in questa logica fu la nascita della società dei trasporti ora AMI e Adriabus per il resto deserto. Torno a consigliare di non sottovalutare questa linea di faglia: se forze civiche alleate del centro destra fossero capaci di fare del modello politico che si è sviluppato nel nostro entroterra un modello per tutti gli entroterra della Marche io la vedrei molto dura.
3 Quindi più che con il cambiamento radicale, sembra che il nostro dovrà lavorare “un bel po’” sulla ricomposizione. Vedremo il programma se saprà delineare questa idea unitaria delle Marche che faccia scordare l’dea dell’OPA a quelli che non si vogliono far “opare” e non è per niente un dettaglio tenendo conto che c’è un mare molto più grande da convincere e una rivalità fra territori che invece di essere “anestetizzata” è stata eccitata con queste primarie. Ma anche la ricomposizione interna non mi sembra così facile al netto dell’ecumenico messaggio che più o meno ipocritamente si ripete dopo ogni primaria: adesso tutti uniti! Non vedo ostacoli particolari da parte di Marcolini, persona di altra categoria. Come ho avuto modo di scrivergli in privato: “non mi sono mai sentito così tranquillo sulla qualità del candidato in una campagna nemmeno quando il candidato ero io”. Semmai potrebbe legittimamente tirarsi da parte e non sarebbe uno scherzo visto che parliamo di uno che ha vinto bene in provincia di Ancona e stravinto in provincia di Macerata. L’effetto sarebbe un liberi tutti fra i suoi sostenitori? Cioè quelli che hanno tirato la sua vittoria in provincia di Ancona, Macerata, nel nostro entroterra e in parti non secondarie del fermano e dell’ascolano. Questo sarebbe molto pericoloso. E’ vero che c’è un naturale magnete che attira verso il vincitore ed è vero che Ceriscioli ci ha più volte dimostrato di essere “di bocca buona” nel stringere alleanze, ma “la coperta” potrebbe essere davvero troppo corta per coprire tutte le esigenze soprattutto quando hai fatto una campagna “contro” e non “per” com’è accaduto e ancora di più quando hai dei compagni di viaggio come quelli immortalati in una fotografia del dopo voto dove vedo molto poco cambiamento e in compenso vedo molto appetito. E quante cambiali bisogna firmare? E Cosa rimane per la riscossa pesarese, parappapa? Ma noi pesaresi tanto per non farci mancare niente sul fronte della ricomposizione siamo messi peggio degli altri. Capisco, ad esempio, che ai cittadini non interessi proprio nulla del fatto che da mesi nel partito democratico del comune di Pesaro è stata sospesa la democrazia. Del resto se non interessa ai segretari di circolo, agli iscritti al PD perché dovrebbe interessare ai cittadini. Tant’è. Dimessosi Vimini da segretario per dedicarsi meritoriamente al suo assessorato comunale, è stato messo lì un “facente funzioni” (?) “commissario” (?) che ha gestito in modo più che parziale le primarie e si appresta a fare altrettanto con le liste. Si poteva fare il congresso a settembre? Ovviamente sì, sarebbe stato democratico e logico. Invece no, ne parliamo dopo le regionali. Ma guarda un po’? Anche questa linea di faglia non è da sottovalutare perché… Dipende! (Jarabe de Palo consiglio l’ascolto per sdrammatizzare)
4 E veniamo alla questione delle questioni: il cambiamento, anzi il radicale cambiamento! Questa linea di faglia c’era, ma sia prima delle primarie che durante la si è caricata talmente tanto di energia che davvero si rischia di rimanerci sotto al terremoto che può provocare. Mentre a Pesaro si decideva se fare o no il “casellino” se dovesse essere “etero” oppure “omo”, mentre si costruivano cordate per lo scempio per ora evitato dell’ospedale a Fossoseiore, il modello economico marchigiano entrava in una crisi drammatica e quello di Pesaro addirittura implodeva. La disoccupazione triplicava e le aziende fallivano cadendo come mosche colpite dal Flit. Chi evoca il cambiamento radicale fa una operazione molto semplice: trova il capro espiatorio, scarica il barile sulle spalle altrui. Funziona fino a quando qualcuno non ti chiede: ma tu dov’eri? Che facevi? Non ti sei accorto che ti arrivava addosso il mondo? E perché non te ne sei accorto? Perché hai continuato a dire che da noi andava male ma meno male che altrove? A che titolo oggi ti candidi ad un cambiamento nel momento in cui non hai nemmeno sentito il fischio del treno che ti stava venendo addosso e non hai nemmeno dato l’allarme? E poi: se non c’eri tu alla guida non era forse il tuo partito con i tuoi alleati che assieme governavano la Regione? Per non dire dei dati finanziari che andranno fatti digerire ad un popolo che si aspetta il mantenimento delle promesse fatte : tagli per 5,3 miliardi alle regioni; meno 2,5 miliardi per la sanità e altrettanti per le politiche di sviluppo. Ecco allora che io vedo il rischio di veder partorire mostri. Si sono visti a Roma in Piazza del Popolo i mostri più coloriti, ma io li vedo e li sento tutti i giorni e magari qualcuno è andato anche a votare alle primarie per il cambiamento radicale. Capisco che nell’immaginario calcolo delle prossime elezioni, magari i calcolatori sperano in una bassa affluenza alle urne, detto in altre parole che l’energia distruttiva che si respira in giro rimanga chiusa dentro la faglia, tanto per prendere tempo. E se invece le forze avverse riescono a trovare un modo per interpretarla, un candidato, e la portano ai seggi in modo unito? Lo so bene che si preferisca che dall’altra parte ci sia Spacca, mi pare evidente. E se non fossero così sciocchi? E se usassero gli stessi argomenti su cui si è costruita questa vittoria dimezzata alle primarie? Noi per dieci anni abbiamo tenuto il governo al riparo dai leghisti e dai grillini comunque si chiamassero. Fra le tante critiche che ho motivo di fare alla maggioranza uscente, questo è un merito che le riconosco.
Penso che più che di servi sciocchi oggi ci sia bisogno di porsi domande, di alimentare inquietudine per cercare davvero il cambiamento possibile e necessario con rigore e serietà. Ci vuole proprio quel “realismo-ottimista” attorno a cui Marcolini ha saputo costruire un messaggio importante. Meglio ascoltarlo quel messaggio, altrimenti…Dipende!