Quindi il Papa Francesco sottoscriverà un accordo ufficiale con lo Stato di Palestina. E’ una notizia di grande rilievo. Ovviamente i nostri giornali non hanno potuto fare a meno di parlarne al momento dell’annuncio salvo subito dopo far sparire qualsiasi riferimento, approfondimento che dir si voglia sull’argomento. Nel frattempo di fesserie sono piene le loro pagine e notizie rilevantissime sono dette sottovoce. Oggi ad esempio solo un piccolo trafiletto riferisce dello sblocco, si spera molto condizionato, da parte di Obama alla Shell per le trivellazioni petrolifere al largo dell’Alaska. Del resto che volete che sia in un mondo che dovrebbe ascoltare in ogni istante fisici, chimici, geologi, biologi perché sta andando incontro al collasso ambientale, che la seconda nazione che ci inquina di più al mondo si pieghi agli interessi dei petrolieri in uno dei santuari ecologici più importanti del pianeta. Per non dire del modo in cui è passata in quasi totale silenzio la notizia dell’assassinio in Brasile di Eusébio un indio che combatteva contro i tagliatori illegali della foresta amazzonica; del resto che vuoi che sia che il più grande polmone con cui respira la terra subisca una distruzione per decine di migliaia di ettari all’anno!
Non sto divagando rispetto alla affermazione principale.
Noi ci troviamo di fronte ad un Papa che fa sistemare sotto il porticato del Bernini le docce e la distribuzione degli indumenti per i “barboni” romani; fa uscire nottetempo il suo elemosiniere per aiutare economicamente le persone; ha deciso che inviterà i più poveri a partecipare ai concerti promossi in Vaticano e li farà sedere nelle prime file facendo arretrare le “autorità”. Questo è Papa Francesco, e qualcuno con la puzza sotto il naso può considerare che queste azioni siano moralistiche, addirittura demagogiche e populiste.
Ma nello stesso tempo è un Papa che salta più in alto di Obama e lo stoppa come si fa nella pallacanestro quando quello improvvidamente pensa di invadere la Siria con il pretesto delle armi chimiche.
E’ il Papa che prende per mano Obama e Castro e li convince a mettere fine ad una questione durata oltre mezzo secolo.
E ora rompe il tabù e riconosce lo Stato di Palestina.
Si muove nella vita quotidiana con l’umiltà di un povero fra i poveri e poi nello scacchiere mondiale come un gigante fra i nani spiazzando quel modo di fare della Chiesa tutto giocato sul dire e non dire, sui passi infiniti in corridoi da percorrere con pantofole che non facciano rumore.
Lui mette gli scarponi e va. Ma dove va?
Egli sta andando alla radice dei mali del mondo e su quelli riposiziona la Chiesa e lo fa perché è consapevole che quell’occidente cristiano ha perso la bussola e rischia di soccombere dentro una terza guerra mondiale che è già in atto da tempo.
Egli riposiziona la Chiesa dalla parte dei poveri, ma non in modo lacrimevole. Parla dei senza lavoro accusando la società capitalistica dello “scarto”, parla dei migranti, parla di lavoro e di dignità legata al lavoro come non ne parlano più nemmeno gli esponenti della “sinistra” occidentale.
Egli parla di ambiente come mai nessuno e unisce la difesa dell’ambiente in un tutt’uno con la difesa della dignità dell’uomo.
Interviene fra Cuba e Stati Uniti perché sa che è intollerabile che Sud America e Nord America non trovino un comun denominatore e perché ha conosciuto da vicino le responsabilità che gli Stati Uniti hanno avuto in passato per la povertà nel Sud America a causa della loro compromissione nei governi dei dittatori fascisti in Argentina, Cile, Nicaragua, Salvador, Brasile. Una storia che va chiusa per sempre e non era possibile farlo lasciando aperta la ferita di Cuba.
Ora interviene sullo stato di Palestina perché non può essere che si continui a regalare al terrorismo quell’argomento troppo forte per essere eluso. E se i cittadini israeliani sono così miopi dal continuare a votare per un signore che promette altri insediamenti di coloni nei territori palestinesi ciò non significa che si debba tacere, anzi è necessario dire basta e dirlo forte e chiaro.
Altro che Papa sprovveduto, faccia pulita utile al sistema.
Ora mi aspetto dopo la coraggiosa affermazione fatta a 100 anni dal genocidio armeno ( dopo le sue parole le istituzioni del mondo su questo punto hanno tutte rotto gli indugi ), che dispieghi una azione per unire in un destino sempre più comune chiesa cattolica di Roma a quella ortodossa dei patriarcati di Mosca, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme e che diventi sempre più prossimo un suo viaggio in Russia tante volte evocato e mai realizzato dai suoi predecessori. Perché? Perché il muro di Berlino sia sepolto per sempre, perché la logica economica e la stupidità occidentale sta facendo scivolare sempre più ad oriente la Russia e invece la logica politica ha bisogno di trattenerla in Europa, ha bisogno che esca dal suo isolamento che alimenta solo un pericoloso nazionalismo.
Secondo me Francesco vede e provvede. Da lui me lo aspetto, anzi ne sono quasi certo. Lunga vita!!!