Partito della Guerra, Partito della Pace

Intervento alla conferenza del 19 novembre  2022

Politica- 5 minuti lettura

Partito della Pace o del cessate il fuoco? E se fosse il partito del cessate il fuoco che stiamo cercando, il cessate il fuoco dove? Di quali guerre parliamo? Ne sono state contate 59 nel mondo e diverse di esse fanno più di diecimila morti l’anno. Non le conosciamo, non ne parliamo, come possiamo organizzare un partito del cessate il fuoco su qualcosa che rimuoviamo.

Questa realtà ci dice comunque una cosa chiara: il partito della guerra esiste ed è forte.

Quindi se è vero che il cessate il fuoco è una precondizione necessaria per costruire il Partito della Pace, costruire la Pace è un compito molto più complesso e non è risolvibile con la sommatoria di tanti cessate il fuoco.

La costruzione del Partito della Pace comporta la capacità di uscire dalla logica buoni cattivi, amico nemico. Comporta alzare lo sguardo per cercare di abbracciare il mondo terracqueo e il cielo, perché è in terra e in mare che si combatte, ma anche  sotto il mare dove con grandi cavi corrono oltre il 70% dei dati che usiamo quotidianamente per organizzare la nostra vita civile, dove passano enormi condotte che trasportano l’energia che ci serve per viverre e produrre ( il riferimento all’attentato a  Nord Stream è chiaramente voluto), su nuovi spazi di mare come l’artico che diventa navigabile a causa del cambiamento climatico, nello spazio cosmico dove si accumulano satelliti per usi militari e civili, tutti questi sono i nuovi campi di battaglia dove agisce il Partito della Guerra per non parlare della informazione.

Una realtà molto complessa difficile da abbracciare con una unica visione coerente. Forse è per questo che mentre Greta Thunberg è riuscita a smuovere il mondo sulla questione climatica facendo diventare il movimento Friday For Future un movimento giovanile internazionale di massa ( certo non dappertutto nello stesso modo, non in tutti i paesi) , questo non avviene per il primario tema della Pace da cui dipende, lo vediamo in questi giorni sulle scelte energetiche che si vanno facendo per affrontare la crisi, lo stesso  destino ambientale del pianeta. Il partito della Pace sarebbe il vero motore di un grande movimento per l’ambiente.

Il tema dell’uscita da un vecchio modello di sviluppo che divora l’ambiente è di facile comprensione, lo vediamo quotidianamente nelle nostre vite e, cosa non secondaria, si muove lungo le filiere di un nuovo enorme business capitalistico particolarmente caro ai paesi più avanzati economicamente e tecnologicamente. Anzi questi portando avanti il nuovo filone degli affari green pensano addirittura di poter mantenere le distanze con i paesi in via di sviluppo che fanno più fatica a reggere  questo cambiamento tecnologico, di metterli in difficoltà per mantenere un vantaggio strategico su di essi. Quindi diciamo che il movimento ambientale per tanti versi accarezza la bestia mercato dal verso del pelo. La Pace è molto più complessa da afferrare come bene globale e soprattutto si muove in senso opposto agli interessi del business dei paesi più avanzati economicamente e tecnologicamente che con le armi difendono i loro interessi e dalle armi traggono profitti immensi nonché producono innovazioni tecnologiche sempre più avanzate. Quindi la Pace accarezza la bestia mercato contro pelo.

C’è un nuovo mondo che avanza e un vecchio mondo che resiste questa è la faglia su cui corrono oggi le diverse guerre in atto.

In questo nuovo mondo “le grandi potenze del passato che si sentono in declino fanno la guerra” ( Papa Francesco).

Io proverei a dirlo in un modo diverso. C’erano due blocchi contrapposti. Uno a perso. Economicamente e tecnologicamente non ha retto il passo del blocco occidentale che aveva alle spalle due secoli di capitalismo. La storia la scrivono i vincitori ma sarebbe fuori dalla realtà che il blocco perdente ha comunque svolto una funzione globale consentendo di mantenere un equilibrio sostanzialmente pacifico, ancorché grazie al terrore atomico, e ha consentito ad esempio a grandi movimenti anticoloniali dell’Africa, del Sud America, dell’Asia, solo per fare un esempio, di cambiare il corso dei loro paesi ( poi quanto siano riusciti nel loro scopo non rientra in questa riflessione). Il filo di un fenomeno di cui anche in questi tempi si rinvengono tracce significative.

Una volta tolto di mezzo il confronto ingombrante con l’URSS, l’occidente ha pensato che la storia fosse finita, che l’omologazione di consumi, di costumi ,di forme di governo ecc. fosse ormai inarrestabile e il divario fra il blocco occidentale e il resto del mondo incolmabile.

Quindi, ad esempio, ci si poteva permettere di non sostenere lo sforzo riformatore di Gorbaciov per un governo ordinato della drammatica transizione dall’URSS alla Federazione Russa preferendogli per puro calcolo economico il disastro eltsiniano , che in barba agli impegni si potesse spingere ad libitum la Nato verso est senza cambiarne nemmeno la missione di fondo. Che si potessero creare “manu militari” cambi di regime a piacere in Iraq, Afghanistan, Libia. Che si potesse oltre che disgregare la Jugoslavia letteralmente amputare un paese come la Serbia di un suo territorio come il Kossovo. Tutto sembrava buono e giusto.

Paradossalmente, come ho già sostenuto in un’altra occasione sempre in questa sede,  questo eccesso di sicurezza ha portato gli USA e gli stati “occidentali”  ha portati a sottovalutare proprio la forza generatrice e innovativa insita negli spiriti animali del capitalismo.

Eppure dovevano avere coscienza del fatto che, come accadde fra 700 e 800, alla vecchia nobiltà parassitaria e al clero,  l’ azione della nuova classe borghese prodotta dal capitalismo, come effetto diretto della industrializzazione e del mercato, avrebbe portato ad  originare forze nuove e fresche capaci di spazzare via vecchie rendite. L’occidente oggi nel mondo rappresenta quelle rendite, quella nobiltà parassitaria ed è nelle cose che venga visto dal nuovo mondo che ha contribuito a generare come un costo, un orpello, un peso, di cui liberarsi.

Queste forze sono prevalentemente in Asia, non solo la Cina, e in Africa. Sono giovani, corrono veloci e chiedono strada.

La prova evidente di questo fallimento dell’occidente nel tentativo di addomesticare e omologare il mondo sta ad esempio nell’ultimo voto all’ONU su una risoluzione, formale, con cui si chiedeva a 193 paesi votanti che sia la Russia a pagare i costi della ricostruzione dell’ Ucraina.

Ebbene, su 193 votanti, 94 sono stati i voti favorevoli, 14 i contrari e 75 gli astenuti, 10 non hanno partecipato al voto.

Il 90% dei paesi africani e i 4/5 di quelli asiatici non ha votato a favore. La Cina ha votato contro, l’India si è astenuta.

E anche in un contesto favorevole ai paesi occidentali come il G20 il fenomeno si è ripetuto.

Questo è il mondo nuovo. E l’occidente atlantico non è più il centro del mondo.

Ora, difronte a questo mondo nuovo e multipolare la scelta finora proposta dagli Stati Uniti è l’arrocco. Se prima sembravano voler sfidare questo nuovo mondo sul piano del mercato oggi tendono a chiudersi e a chiamare a coorte tutti i paesi che si ritiene debbano condividere, per amore o per forza, il loro punto di vista.

Evidentemente si sentono sufficientemente forti per arginare e bloccare questo processo che appare irreversibile e destinato a cambiare profondamente la loro egemonia planetaria. Pensano che la differenza la possa fare la loro potenza militare, l’enorme budget a disposizione delle loro forze armate ( gli USA sono i primi della classifica per spese militari e per raggiungere il loro budget bisognerebbe sommare gli altri 11 stati che lì seguono in quella classifica senza contare la cifra che possono raggiungere unendo il loro budget a quello della Nato) e le centinaia di basi militari sparse nel mondo. Poi puntano sulla loro  potenza tecnologica che proprio dalla loro spesa militare ha preso le mosse ( Mazzuccato docet) e che è concentrata non solo nelle mani del Pentagono ma di un pugno di multinazionali private con fatturati più altii del bilancio di molti stati. L’esempio più lampante nella guerra in Ucraina lo abbiamo con i satelliti di proprietà di Elon MusK messi al servizio degli americani e della Nato per il sostegno ai soldati ucraini.

Quindi l’impero non solo crede di essere ma effettivamente è ancora molto forte tanto da fargli ritenere di poter piegare a suo vantaggio il cambiamento che avanza. Per questo non può permettersi defezioni fra i suoi alleati storici.

Quello che sta accadendo all’Europa mi pare evidente: rischia di soccombere come realtà politica autonoma sotto il peso della Nato e finita la guerra si verificherà nuovamente ciò che accadde con la prima e seconda guerra mondiale con una Europa più povera e dipendente dagli Stati Uniti e Stati Uniti più ricchi.

O con me o contro di me ha detto Trump e dice Biden.

Ma questa strada , a mio parere, porta dritto verso nuove guerre, è la strada maestra del Partito della Guerra. Se si vuole davvero far crescere un Partito della Pace e dalla critica a questo approccio alla realtà che bisogna muovere.

La parola deve essere governo della realtà nuova. Dialogo, cooperazione.

A vantaggio di che? Di un reale multilateralismo. Parola facile da pronunciare ma che comporta delle conseguenze logiche che si preferisce evitare di affrontare.

Ad esempio un vero multilateralismo non sia avrà se non si mette in discussione il signoraggio del dollaro.

Detto in un altro modo, non è più sostenibile un mondo in cui le transazioni finanziarie mondiali facciano perno su una sola moneta che è la moneta di stato della potenza dominante, governata dalla sua Banca centrale e dal suo governo. Fino ad oggi questo ha significato che l’enorme debito degli USA fosse sulle spalle di tutto il mondo e che con la manovra sulla moneta gli USA possano attirare capitali per continuare a finanziare la loro enorme macchina  militare. Per non dire della manifestazione palese dell’uso del signoraggio del dollaro per imporre sanzioni a paesi non graditi fino al punto di sequestrarne capitali finanziari nelle banche di mezzo mondo. Come possono fidarsi le potenze economiche crescenti di una realtà di questo genere? Oggi alla Russia domani a chi?  E’ evidente che si tratta di una condizione non più sostenibile. Poi dice …la Russia usa il gas come arma…e vorrei ben vedere!

In tutto questo contesto e nella contrapposizione fra partito della Guerra e Partito della Pace c’è quale futuro immaginiamo e vogliamo per l’Europa.

Allo stato attuale dei fatti mi pare che solo la Germania cerchi ancora di sottrarsi, di non adeguarsi del tutto alla logica imposta dagli USA. La Francia timidamente protesta ma non fa atti rilevanti. La Germania sì. Il messaggio che viene dalla Germania mi pare questo: non sottometteremo la nostra potente economia agli USA. Se l’Europa ci segue bene altrimenti facciamo da soli sia nelle spese militari che nelle relazioni internazionali a partire da quelle con La Cina.

Per il resto mi pare che l’Europa si stia sottomettendo docilmente ad una economia di guerra contro gli interessi dei propri popoli e ad una informazione di guerra che sta erodendo gli spazi di libertà e di critica in modo allarmante.

Ma c’è, per amore della Pace e dell’Europa, una priorità sulle altre: non cedere alla posizione dell’asse del Baltico che va dalla Ucraina alla Finlandia passando per la Polonia oggi primo paese di riferimento della Nato in Europa. L’idea di questi paesi è il cambiamento di regime in Russia e addirittura lo smembramento di quel paese. I credo che oggi l’Europa ha molti nemici alcuni camuffati da amici, il più pericoloso è l’asse del Baltico.

Concludo. C’è tanta gente che muore ed è del tutto evidente che a parte tutte le riflessioni il cessate il fuoco in Ucraina sia la priorità assoluta assieme all’avvio di trattative serie per un nuovo modello di sicurezza in Europa. Ma ho voluto insistere con le mie riflessioni perché sono convinto che, raggiunto il cessate il fuoco, la costruzione di un grande Partito della Pace rimanga questione molto più complessa e dirimente di nodi troppo spesso accantonati come se il mondo che conosciamo sia l’unico mondo possibile mentre il mondo ci cambia davanti agli occhi molto rapidamente.