Pesaro, Sanità e Centro-Sinistra

Quale approccio tenere a fronte della riforma della Sanità regionale

Politica- 5 minuti lettura

Mi è sempre sembrato fuori dalla portata degli uomini il messaggio evangelico “porgi l’altra guancia”, mentre ho sempre ritenuto praticabile e politicamente acuto il “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto ( oppure è stato fatto) a te”. E’ il caso del dibattito sulla sanità. Quando si cambia qualcosa scatta una reazione istintiva che tocca le corde più irrazionali. Uno spettacolo per niente decoroso per una sana idea di politica e di governo. Lo ha fatto il centro-destra e temo che ci si appresti ora il centro-sinistra. Non se ne costruisce niente di buono e  lo vedono i cittadini che, strumentalizzati da una parte e dall’altra, finiscono  troppo spesso lesi in un loro primario diritto di cittadinanza.

Pensate ai dati di sintesi della drammatica vicenda della pandemia. Dopo esserci abbracciati stretti a coorte lodati premiati il risultato rischia di essere che alla sanità dal prossimo anno il Governo  assegnerà meno soldi  in percentuale sul pil, rispetto al 2018. Le notevoli spese anticipate in emergenza dalle regioni potrebbero non essere rimborsate dal Governo. Il personale continuerà ad essere largamente al disotto delle necessità e continuerà la fuga, incentivata dalle stesse regole di ingaggio, da settori delicati come l’emergenza. Il  sistema formativo non riuscirà a star dietro alla carenza di personale. La tanto auspicata riscoperta della medicina di base forse vedrà sorgere delle Casa di Comunità ma non si sa  con quale personale si gestiranno e chi pagherà la spesa corrente relativa. Il rapporto con i medici di base è stato oggetto di riforma ma le regioni non l’hanno condivisa e non mi pare un bel segnale. Sempre più pezzi di sanità saranno appaltati ad agenzie private in un crescendo che già è chiaramente verificabile nei nostri territori. E non lo dico per pregiudizio visto che nella mia esperienza di governo non ho mai demonizzato la collaborazione pubblico privato,  l’allarme sorge quando questo non è pensato pianificato e organizzato ma dettato dall’incuria e dalla emergenza se non da poco sani interessi di mercato. Si potrebbe essere  tutti abbastanza d’accordo con queste considerazioni di fondo ma non credo che accadrà, troppo forte la tentazione di aspettare il passo falso dell’avversario.

Il punto politico mi sembra questo. Dall’avvento del centro sinistra nel 1995 la sanità regionale è stata governata da assessori DS e poi PD e in particolare di un totale di 4, 3 sono stati uomini di Pesaro/Urbino . Se la sconfitta recente si dice sia in buona parte dovuta al tema sanità una riflessione si impone prima di lasciarsi andare a reazioni istintive sulle proposte fatte dal nuovo governo regionale. Ovviamente io mi limito a qualche flash riferito alla nostra provincia anche se in pochi altri settori varrebbe la pena ragionare su cosa significa essere regione, fare regione, costruire la regionalizzazione di un servizio;  se in 25 anni il centro-sinistra non c’è riuscito e siamo ancora a parlare di Ancona-centrismo non è un problema da poco.

Ora il centro-destra dice che regionalizzare non significa avere una Asur. Ricordo che eravamo in  tanti a sinistra a pensarla così. 5 aziende sanitarie territoriali possono ridare responsabilità alle istituzioni politiche locali, costringerle a fare ragionamenti integrati , condividere oltre che rivendicare. Mi riferisco ai comuni ma anche ai soggetti sociali. La torre d’avorio dell’ Asur accessibile solo ai portatori di interessi tecnici e industriali ha svuotato una politica condivisa,  sindaci e consigli comunali  sono stati emarginati, è stato un bene? Secondo me NO. Potranno riappropriarsi di un progetto da costruire insieme? Sarebbe un bel campo di prova per le Province di cui si torna a sentire la necessità. Certo esiste il tema della centrale acquisti  e altre esigenze di natura tecnica che possono essere più razionali se mantenute a livello regionale. Ma il recupero di un ruolo politico  dei comuni mi sembra importantissimo. Rispondere buttandola sui costi delle poltrone mi sembra una reazione becera, non adatta ad una idea evoluta di democrazia.

Chi se non il centro-sinistra può trarre vantaggio da questa scelta per riconnettersi con il territorio, darsi una chiave di lettura condivisa con la gente e al suo interno. Se poi fosse l’occasione di accorciare le differenze con il centro-destra se ne gioverebbe la sanità che, per la sua natura di bene primario, soffre l’assenza di stabilità strategica. . Ma il centro-sinistra nella nostra provincia ha un problema in più. Se ad esempio a Belforte si può morire perché l’ambulanza arriva tardi e senza medico a bordo questo deve essere un tema da assumere a  Pesaro. Lo è? Altrimenti è difficile pensare che le “specialità” da assicurare nell’ospedale di Pesaro siano avvertite come un interesse comune. So bene che quelle specialità della Azienda  hanno salvato vite e dato servizi di qualità ben oltre l’area di Pesaro. Ma so anche che il contrasto alla mobilità passiva non è stato vincente nonostante l’Azienda. Forse allora il ragionamento dovrà essere più approfondito. Per me è centrale il fatto che appena passiamo Morciola  o Fosso Seiore invece di comprensione troviamo gente che  rinfaccia colpe che probabilmente non abbiamo, ma ciò che rileva è che lo fanno. Allora il  centro-sinistra deve certo rivendicare, a partire dal personale e dllo squilibrio dei posti letto,  ma prioritariamente colmare  un vuoto politico  su cui ha lucrato il centrodestra. Non si torna a  vincere  ripagandolo con la stessa moneta. A meno che il centro-destra non sia così fesso da andare avanti senza favorire il confronto. Il che non è escluso.