Care e cari sindaci, care e cari amministratori locali del Partito Democratico, vi riunirete a Rimini e sono certo che l’occasione sarà fruttuosa di analisi e proposte capaci di dare un contributo importante al Paese, al Parlamento, al nostro Governo e non da ultimo al nostro partito.
E’ senza dubbio maturata in voi la consapevolezza che non sia più tempo di passerelle mediatiche dietro alle quali si nasconde la presunzione di avere la verità in tasca con il solo problema di comunicarla brillantemente.
Le recenti elezioni amministrative, il referendum ci hanno detto altro. Ci hanno detto di cambiamenti profondissimi che sono maturati nella realtà viva del paese che voi certo avete avvertito prima di tutti noi ben prima del loro esplodere e che per qualche ragione che dobbiamo indagare non avete avuto la forza di far capire ai vertici nazionali istituzionali e di partito.
Basterebbe porsi umilmente la domanda: perché? Per fare del vostro incontro un appuntamento di grande valore.
Lo chiedo senza alcuna polemica. Perché non avete avvertito che al referendum il NO avrebbe stravinto con percentuali impressionanti e vi siete lasciati condurre in una campagna, a voler dir bene, viziata di volontarismo illuminista, di riformismo calato dall’alto, di una cultura della semplificazione verticista che non ha niente a che fare con la vostra vita quotidiana dove prossimità, complessità e pazienza sono gli aspetti essenziali?
Perché non ho sentito un brivido di imbarazzo salire dal vostro mondo quando un vostro collega come Ignazio Marino è stato dimissionato davanti al notaio per calcoli che non avevano nulla a che vedere con la vita dei cittadini romani, facendo patire al sistema alle autonomie, alla nostra cultura autonomista, al nostro partito, una umiliazione senza precedenti?
Perché non avete lanciato l’allarme quando è stato del tutto palese che la questione sociale stava assumendo contorni drammatici e che una risposta fatta di riforme istituzionali non era solo sbagliata ma quasi insultante verso le vittime di quella condizione sociale?
Ora non fate l’errore di pensare che la sconfitta sia solo una sconfitta personale di Renzi!
Ora aiutateci a rispondere a quelle domande e darete un contributo straordinario a noi tutti!
Ma il contributo più grande che potete darci è quello di dire basta, di spingerci verso un mutamento radicale di rotta, fuori dai rischi di una drammatica coazione a ripetere. Voi ne siete consapevoli continuare sulla strada percorsa negli ultimi anni sarebbe disastroso per la tenuta democratica dell’Italia e non basta una qualche piccola correzione di stile.
Vedete, secondo me il punto è questo: la cosiddetta legislazione anticrisi da almeno un decennio ha massacrato le autonomie locali e regionali: tagli ripetuti di entità enorme e sproporzionati rispetto a quelli fatti agli apparati centrali , blocchi di tutti i tipi che hanno squalificato le risorse umane e ritardato l’innovazione tecnologica, campagne denigratorie sostenute a piene mani da poteri forti finanziari ed economici tesi a delegittimare le classi dirigenti locali ovvero la base diffusa del governo della cosa pubblica, cancellazione totale di una seppur insufficiente autonomia fiscale e organizzativa che avevamo conquistato negli anni.
Vi hanno trasformato in esattori per conto del Governo, il federalismo fiscale è stato rovesciato con la riscossione dal basso e il trasferimento dei denari verso l’alto.
Avete dovuto inventarvi sistemi ai limiti della legalità per continuare ad erogare servizi e quando siete stati messi nella condizione di non fare più niente, come è accaduto con le province, vi siete dovuti anche prendere gli insulti per le strade piene di buche, per la neve, per le scuole non a norma.
Cosa dire della sanità, mentre esplodeva la spesa farmaceutica con buona pace del Governo e delle imprese voi dovevate andare a sostenere piani di razionalizzazione che in verità erano solo piani di tagli al personale, alle dotazioni tecnologiche, ai servizi di prossimità.
Ora chiedetevi, quanto ha inciso questa politica centralista e amica dei potenti, in quel sentimento di rancore che cresce fra la nostra gente? Quanto ha inciso in quel sentimento direi di “periferizzazione mentale” che la gente vive a seguito dell’allontanarsi e ridursi dei servizi di protezione, di formazione, di cura? E’ l’abbandono che alimenta il populismo.
Secondo me ha inciso molto, tantissimo.
C’è una corrispondenza diretta fra la demolizione delle politiche di prossimità e l’esplodere di ciò che chiamiamo populismo.
Dietro a quel NO al referendum c’è tanta richiesta di tornare a dare valore e a finanziare i servizi e le politiche più vicine alla vita quotidiana delle persone , alle piccole cose diffuse a dispetto dei grandi programmi proclamati da Palazzo Chigi per cui i soldi finiscono sempre prima di arrivare al cittadino, al comune.
Quel No chiede di tornare alla idea di sussidiarietà verticale e orizzontale.
Quel NO chiede di tornare a dare valore alla vostra autonoma responsabilità, per la quale dovete avere il diritto dovere di essere giudicati su come riscuotete e usate le risorse economiche e di come programmate e gestite le politiche e non per come propagandate i vari bonus del Governo o svolgete il ruolo di esattore per conto del Governo.
Autonomia, responsabilità, prossimità, sussidiarietà. Volete rispondere al populismo montante? Chiedete di essere destinatari di queste quattro idee forza. Non ve le danno? Combattete senza guardare in faccia niente e nessuno.
E c’è infine un’altra cosa che devo dirvi. A mio parere per troppi anni avete confuso il senso di responsabilità verso un paese in profonda crisi, con la sottomissione al Governo centrale; e io mi sono chiesto perché.
Secondo me avete confuso il vostro ruolo di primi interpreti delle esigenze delle vostre popolazioni con quello di parti di un partito e ve lo dice uno che ha fatto il sindaco 12 anni da funzionario di partito.
Gli amministratori sono sempre stati anche dirigenti politici, ma la sovrapposizione dei due ruoli negli ultimi anni è degenerata in una vera coincidenza e se avete pensato in qualche modo che questa fosse la risposta possibile alla crisi del partito avete preso un abbaglio clamoroso che dovete aiutarci a correggere subito.
I cittadini devono poter essere certi che per un amministratore locale del PD prima vengono sempre loro e poi il partito nella misura in cui gli interessi sono convergenti. Mai il contrario.
E non vi ingannate: senza un partito alle spalle oggi siete sugli scudi domani nella polvere.
Volevo dirvi molte cose in poco spazio e quindi sono stato schematico e un tantino brutale, ma so che lo posso fare perché sto dalla vostra parte con il cuore e con il cervello.
Quello che vi aspetta è un lavoro immane ma se cominciate a dirvi la verità avrete la forza per raddrizzare le cose. Io almeno me lo auguro.