Al centro della riunione della presidenza nazionale dell’associazione tenutasi oggi a Roma la manovra e le principali disposizioni riguardanti le autonomie territoriali contenute nel decreto legge 201/2011Filippeschi, presidente nazionale Legautonomie e sindaco di Pisa: “Riforme istituzionali ma senza demagogia. Errori avrebbero costi altissimi, boomerang contro credibilità istituzioni”

“La manovra è irrinunciabile, ma così com’è è anche irripetibile. Diciamo chiaro che non siamo soddisfatti, chiediamo cambiamenti, e diciamo che serve un percorso ben incardinato su punti essenziali. E’ già il tempo delle riforme strutturali e le autonomie locali non si sottrarranno. Ciò sul nuovo ordinamento, senza strappi alla Costituzione, sulla lotta per la giustizia fiscale, per il federalismo, per misure selettive per la crescita. Serve chiedere un’agenda, da condividere per tempi serrati e obiettivi con le regioni”. Così il presidente nazionale di Legautonomie Marco Filippeschi, sindaco di Pisa, illustra le decisioni prese stamani dalla riunione della presidenza nazionale di Legautonomie.“Chiediamo margini di manovra per l’Imu, per renderla più equa, e vogliamo che sia un’anticipazione del nuovo regime federalista e non un passo indietro in senso centralista. Vogliamo che l’impegno alla revisione del Patto di stabilità sia mantenuto. Chiediamo la modifica radicale delle norme invasive dell’autonomia, per la gestione del personale e che mortificano il decentramento amministrativo e le nuove forme di unione fra enti locali. Serve una discussione urgentissima sulla riforma della Carta delle autonomie, secondo un cronoprogramma da concordare. In quest’ambito devono essere regolate la dimensione e le competenze dell’ente intermedio, riformando le Province, creando anche altri modelli di governance locale che superino nanismi e sovrapposizioni, e prevedendo, dove necessario, coerenti proposte di riforma costituzionale. Tutto va fatto fuori dalla demagogia inutile e con appropriatezza, perché gli errori avrebbero costi altissimi e sarebbero un boomerang contro la credibilità delle istituzioni”. Legautonomie avanza proposte positive – spiega Filippeschi – da sostenere con le altre associazioni. Proponiamo tre tavoli permanenti, che lavorino quotidianamente: sull’ordinamento, per la nuova Carta; contro l’evasione fiscale e per il recupero di risorse contro le povertà e per le politiche sociali; per la crescita e, in particolare, per un “Piano di modernizzazione delle città, a standard europei”. Si tratta di una proposta apertissima al cambiamento delle amministrazioni pubbliche e che definisce priorità, che chiede flessibilità e vuole scommettere sull’innovazione a 360 gradi, prendendo a parametro le esperienze europee più avanzate e i rapporti governi-autonomie più fecondi nell’Unione.“Sulla riforma costituzionale del Parlamento, per il Senato delle Autonomie, Legautonomie rilancia l’iniziativa e si oppone a mezze riforme – conclude Filippeschi – la riduzione del numero dei parlamentari senza una radicale differenziazione delle funzioni è un bluff. Serve una camera di secondo livello per elezione e con primarie funzioni per tenere in equilibrio il modello federalista che va portato a compimento. Regioni e autonomie locali devono schierarsi più nettamente e affrontare il confronto con i gruppi parlamentari e le forze politiche con una proposta unitaria. E le rappresentanze sociali devono essere chiamate a prende re una posizione chiara su questo obiettivo essenziale”.