La Variabile Atomica

Perché la variabile atomica è possibile

Politica- 5 minuti lettura

Quella che stiamo vivendo è già una guerra mondiale. Anche se sul terreno rimangono i cadaveri dei soli ucraini e russi. Comunque vada a finire il mondo dopo questa guerra sarà molto diverso. La quantità considerevole di armi accumulate in Ucraina ( il paese più povero d’Europa a conferma delle  parole di Papa Francesco per cui i soldi per il lavoro non si trovano mai ma quelli per le armi sempre) dal 2014 ad oggi compresi i laboratori per la produzione di armi chimiche ( fonte sottosegretaria di Stato Victoria Nuland Alla domanda se l’Ucraina disponga di armi chimiche o biologiche, rivoltale dal senatore repubblicano Marco Rubio, Nuland ha replicato che nel Paese si trovano «laboratori di ricerca biologica», e che Washington «e’ preoccupata che le forze russe possano tentare di assumerne il controllo. Stiamo lavorando con gli ucraini su come impedire che quel materiale di ricerca possa cadere nelle mani della forze russe»);  l’addestramento di quelle milizie  seguito da americani e inglesi. Ora le sanzioni globali , vere azioni di guerra, portate ad un livello estremo, a mia memoria mai visto, condivise da molti paesi sottoposti al sistema  del dollaro. La continua fornitura di armi  con la guerra in corso che porta  chi le invia ad essere parte attiva della guerra stessa. ( Per quanto ci riguarda  ben oltre i limiti costituzionali sapientemente aggirati con i trattati internazionali.  Mi sono chiesto durante la pandemia e dopo la rielezione di Sergio Mattarella e torno a chiedermelo ora quale sia la  Costituzione che  effettivamente stiamo seguendo). L’entrata in campo dei nuovi strumenti offensivi gestiti dai  padroni  della rete, dei satelliti ecc. Sono tutti elementi che mi fanno dire che questa è una guerra mondiale. In Siria ne abbiamo avuto un accenno ma qui ci siamo dentro con tutti e due i piedi. La ragione è semplice e nonostante ciò continuamente sottovalutata:  in questione c’è una delle due più grandi potenze nucleari. Anzi ci sono tutte e due di cui una direttamente e l’altra per interposta persona, cosa che le succede spesso.

Come può finire quando in ballo ci sono le due più grandi potenze nucleari? O con un accordo che vede entrambe riconosciute nel loro standing planetario o con la bomba. Sì con l’uso della bomba nucleare sull’Ucraina, almeno solo sull’Ucraina in un primo momento. O la si smette di giocare a Davide e Golia sulla pelle dei civili ucraini e si porta la riflessione sulla crisi e la gestione della crisi a questo livello o a me la prospettiva nucleare sembra ogni giorno più vicina.

Il 6 agosto 1945 gli USA sganciarono su Hiroshima “little boy”. In molti, me compreso, considerano ancora oggi quell’evento una strage ingiustificata e inutile. Inutile ai fini della guerra visto che Adolf  Hitler aveva già perso, anzi lui e il suo sodale Benito Mussolini erano già passati a miglior vita. Il Giappone aveva già perso.

Ma quella bomba aveva un altro scopo molto chiaro, parlava al dopoguerra e in particolare alla Unione Sovietica e al comunismo in forte espansione. Sostanzialmente diceva: attenzione c’è un limite che non potrete mai superare . Se quello era lo strumento operativo il supporto “ideologico” glielo fornì Winston Churchill nel famoso discorso tenuto  il 5 marzo del 1946 a Fulton che codificò di fatto le due grandi sfere d’influenza.

Quella bomba diceva all’URSS  e al mondo che le nazioni che possiedono la forza di distruggere la vita sul pianeta hanno una posizione diversa da tutte le altre.  Un concetto che non ha nulla a che vedere con il giusto e con l’etico perché il mantenimento della pace è molto spesso né giusto né etico. Ma ciò non dimeno è prioritario. Quel concetto fu fatto proprio, per fortuna,   dall’ONU che grazie al “diritto di veto” ( che qualche stolto irresponsabile vorrebbe manomettere)  ha fino ad oggi impedito che anche le crisi più dure arrivassero al punto di non ritorno.

I commentatori più responsabili della vicenda ucraina non hanno mai smesso di tenere a mente questa realtà e giustamente hanno ricordato la crisi del 1962.  La crisi dei missili sovietici  a Cuba in parallelo ai missili americani in Turchia e in Italia. Lo si ricorda come il momento più prossimo all’uso reciproco di armi nucleari. Rischio rientrato all’ultimo momento per opera di un dialogo diretto fra Kennedy e Krusciov e per  l’azione forte di Papa Giovanni XXIII.

Quella crisi rientrò perché si consolidò il reciproco riconoscimento, funzionale ad entrambi i presidenti impegnati ad aprire nei rispettivi paesi una stagione nuova. Nessuno dei due poteva agire unilateralmente senza provocare un’azione uguale e contraria da parte dell’altro. Nessuno dei due doveva avere il potere del first strike.

Questo equilibrio per quanto precario non ha cancellato le conflittualità economiche ideologiche geopolitiche sfociate più di una volta in   guerre regionali ma ha garantito al mondo che non si superasse il segno, la linea rossa di cui si è tornato ripetutamente a parlare in queste settimane.

Chi è quello stolto che autorizza a pensare che la situazione ucraina possa prescindere da questa regola?

Leggo da parte di guerrieri da testiera, che immagino nel mentre scrivono i loro tweet pieni di ardore bellico indossino l’elmetto e abbiano a portata di mano un missile anticarro, che questo sia un nuovo Vietnam a parti rovesciate. O addirittura qualcosa di paragonabile alla resistenza italiana all’occupazione nazista. Durante la resistenza italiana  non c’era ancora l’atomica e per fortuna i tedeschi non erano giunti a conclusione  delle loro ricerche e sperimentazioni.  E per quanto riguarda il Vietnam, a parte la figuraccia, non c’era in discussione la sicurezza dei confini degli USA e nemmeno la loro diretta sfera di influenza.  Qui di armi nucleari ce ne sono anche troppe e l’Ucraina confina per migliaia di chilometri con la Russia la quale non vuole un esercito ostile ai suoi confini che in un prossimo domani possa godere del potere di first strike. Esattamente come a Cuba nel 1962.

Si dirà,  dal 1962 le cose sono cambiate. C’è stato il fallimento dell’ Unione Sovietica. E’ certamente vero e per un breve lasso di tempo quell’ enorme paese è sembrata una  balena ancora viva ma in balia di squali  ai rubli dei  quali abbiamo aperto anzi spalancato le porte da questa parte del mondo.

Ma le cose stanno in un modo un pochino diverso. Il consenso del Presidente Vladimir Vladimirovic Putin  è cresciuto in parallelo alla riscoperta di quella linea di continuità che c’è sempre stata fra l’impero zarista e l’URSS:  la grande considerazione di se come potenza imperiale con tanto di benedizione da parte del patriarcato di Mosca.  Lo stesso sentimento che gli USA hanno ben consolidato dalla prima guerra mondiale in poi, che oggi muove la Cina di Xi Jinping per fortuna prevalentemente sul piano economico e lui solo sa quanto vorrebbe tornare ad interpretare il Presidente Recep Tayyp Erdogan.

Diverso sarebbe stato se alla fine dell’URSS avesse fatto seguito un processo di drastica denuclearizzazione dell’arsenale mondiale. Ma non è stato così. Qualcosa si è fatto ma non tanto da cambiare in modo radicale l’equilibrio atomico uscito dalla seconda guerra mondiale. Non è stata questa la linea seguita dagli USA e dalla NATO, non è stata questa la linea seguita da altri paesi che hanno portato la spesa militare a livelli impensabili. Con i se  non si costruisce niente.  Forse sarebbe accaduto ugualmente ma fatto sta che la Russia ha ricostruito sulla sua potenza energetica e la sua potenza nucleare la sua dignità di nazione con una forte impronta nazionalista, un nazionalismo molto più forte di quello che ideologicamente l’URSS gestiva in nome della missione storica  di  promozione dell’ “internazionalismo proletario”.

L’Ucraina confina con la Russia. La Russia non accetta un esercito ostile ai suoi confini per tanti motivi. Una realtà oggettiva che poteva essere gestita dal 2014 ad oggi evitando questa guerra. C’è stata una operosa azione distruttiva di una soluzione pacifica che ha visto come protagonisti il nazionalismo ucraino, la Polonia, i paesi Baltici, l’Inghilterra di cui si capiscono sempre meglio alcune finalità connesse alla Brexit. L’Europa dei leader che contano  pur non essendo animata dagli stessi obiettivi ha fatto finta di non vedere. Gli USA inguaiati al loro interno dalla presidenza di Donald Trump da cui  Joe Biden per vincere doveva allontanarsi ma non troppo (vedi il budget militare), molto presi dalla sfida alla Cina o forse per una conveniente ambiguità  hanno giocato a nascondino invece di assumersi la responsabilità  di  un dialogo diretto con la Russia ( proprio come nel 1962) per dare una  soluzione del problema.  A ben vedere è un intreccio di nazionalismi muscolari ad aver preso il sopravvento e ad aver tacitato chi ha sempre cercato soluzioni non militari. Mi pare di intravedere fra queste la Cina, la Germania, la Francia. Italia deprimente e non pervenuta tanto che in questi giorni mi mancano tano figure politiche mosse dal realismo fino al punto da sembrare ciniche e ne abbiamo avute nel nostro paese.

La situazione ora è indirizzata verso un vicolo cieco. Non c’è soluzione militare possibile che non veda la soddisfazione della Russia a prezzo di una strage (ho nella mente le ricorrenti immagini di Dresda e di Hiroshima).

A me pare che solo un accordo vecchia maniera Fra Russia e USA possa sbloccare la situazione , ma la Russia è dentro ad un vicolo che ha una sola uscita e gli USA sono alla vigilia di un fondamentale voto di midterm. Nel frattempo   la variabile atomica è lì sempre più vicina.

Il mondo è davvero cambiato il bipolarismo atomico Russia/USA è ancora in piedi e nello stesso tempo c’è un mondo intero fatto di quasi tutti i grandi paesi dell’Asia e molti grandi paesi dell’Africa che  non sono ne verdi (a favore della risoluzione ONU contro la Russia) ne rossi ( contrari alla risoluzione) ma sono gialli (astenuti). Essi rappresentano la maggioranza della popolazione mondiale, sono quelli che hanno tutto l’interesse a costruire un nuovo ordine multipolare per far crescere le proprie economie e migliorare le proprie società. Ma non sono ancora riusciti ad imporlo. Questo sarebbe anche l’interesse dei vecchi padroni del mondo se solo  guardassero davvero alla crisi climatica, alla crisi demografica, alla povertà planetaria. Ma non è così. Almeno non lo è ancora.

“ il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo  chiaroscuro  nascono i mostri”. Antonio Gramsci.

La variabile atomica è appunto il mostro che fa capolino con sempre maggiore nitidezza fra le macerie e i morti in Ucraina.

Dio non voglia! Servono altre ragioni per chiedere che invece di tifare per la prosecuzione della guerra si lavori immediatamente per la Pace?