La sinistra: le Marche dopo la sconfitta

Politica — 5 Minuti lettura

Toc Toc c’è nessuno?

Sono mesi che invoco un dialogo, una collaborazione fra tutte le forze politiche tanto mi allarma lo scenario che si apre davanti a noi. Se fosse stato per me PD e Leu avrebbero proposto il governo di unità nazionale, stante l’immobilismo della maggioranza giallo-rossa sul tema cruciale del Piano di Ripresa e Resilienza. Avrebbero dovuto guidare e non subire questo passaggio che era nelle cose.

Lo scenario è davvero di quelli che fanno tremare le vene ai polsi e tanto più pesante lo sarà per la nostra città e per la nostra regione che non si erano mai davvero riprese dalla botta delle due crisi successive del 2007 e del 2011. Solo chi ha una identità sbiadita può temere un confronto e una collaborazione che in questa fase si concentri sul redigere un buon Piano e faccia fronte alla crisi sociale imminente che si aprirà appena le misure emergenziali gradualmente rientreranno. Stare dentro ad una strategia di dialogo e collaborazione non significherà annullarsi in quella, anzi occorrerà avere la forza per recuperare un profilo identitario un progetto più definito da parte di chi ne è privo. La destra ce l’ha.

E’ la sinistra ad essere ancora in uno stato confusionale; a livello nazionale domina l’improvvisazione a livello regionale e locale neppure quella.

Mi chiedo, noi qua in questa regione possiamo dare una mano a far fronte a questa critica situazione della sinistra o dobbiamo aspettare che ci cali il verbo dall’alto? Le Marche sono il simbolo di una delle più brucianti sconfitte alle recenti elezioni regionali. Se poi dal dato regionale scendiamo al dettaglio dei singoli territori provinciali la sconfitta risulta ancora di più profonda. E quindi viene a chiedersi. Ma cosa si sta aspettando per provare a risollevare il culo da terrà? O davvero si pensa che basti l’agitarsi con dichiarazioni più o meno piccate su questo o quel aspetto del nuovo governo regionale. Con tutto l’affetto il punto non è certamente sapere chi dei singoli leader della sinistra marchigiana si intesti il titolo di Giovanna D’Arco che guida la riscossa di un popolo piegato. No proprio non funziona così.

Gli sconfitti devono mettersi uno davanti all’altro e chiedersi: vogliamo finirla con lo scarico delle responsabilità sull’accaduto? Vogliamo provare a guardare avanti e capire se possiamo condividere almeno l’alfabeto per provare a dialogare e poi arrivare ad imbastire un discorso? O dobbiamo aspettare che arrivi da non si sa dove una squadra di logopedisti? Chi ha vinto un seggio ed è in Consiglio Regionale rischia di farsi prendere dal ritmo del lavoro istituzionale del tutto rispettabile. Ma c’è chi nella storia definì, magari esagerando, “cretinismo parlamentare” quello stare ripiegati al ritmo dell’Assemblea e delle Commissioni incapaci di vedere fuori da lì. Chi non è riuscito ad entrare o ha scelto di non partecipare alla gara rischia di rassegnarsi e disperde quanto aveva seminato nell’impegno pre elettorale. Uno spreco che la sinistra marchigiana non può permettersi.

In un articolo  li avevo chiamati per nome invitandoli a parlarsi a botta calda senza far passare tempo, come singoli senza mettere in mezzo le rigidità di partito. Maurizio Mangialardi (PD), Marta Ruggeri (5*), Roberto Mancini (Dipende da Noi), Sauro Longhi (ex rettore della Politecnica). Nonostante le sollecitazioni anche di Gianluca Busilacchi (Art.1) che scrisse a tutti e quattro non è accaduto nulla. Avrò, avremo, sbagliato i nomi ? Forse, ma il problema rimane. Se aspettiamo che maturino le fragole dentro alle liturgie autoreferenziali dei singoli partiti o movimenti non se ne farà nulla. O si ha la forza come singoli di saltare i recinti e incontrarsi per avviare un cantiere fondativo di un progetto comune o il burocratese senza contenuti ucciderà il politico. Mi pare che la cosa sia già evidente dentro a ciò che resta del PD. Questo è il tempo di atti coraggiosi e liberi dei singoli e lo dico da uomo di partito. In questo mesto scenario solo due fatti accaduti sono a mio avviso  tali da dover accendere una attenzione a sinistra: il documento Pietro Marcolini ( ISTAO)/Fabio Renzi (Symbola) sulla ricostruzione post sisma e aree interne e la vivace manifestazione contro i rischi di svuotamento della legge 194/78.  E’ qualcosa ma ancora troppo poco. Il grosso del problema è tutto da decodificare e riguarda il modello di sviluppo, di imprenditoria e di welfare che serve alle Marche. Niente di meno.