PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l’intera Assemblea e i membri del Governo). Onorevoli colleghi, come sapete lo scorso 6 dicembre è venuta a mancare, all’età di 82 anni, la onorevole Leda Colombini, già membro della Camera dei deputati nella IX e nella X legislatura, eletta nelle liste del Partito comunista italiano.
Nata a Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia, il 10 gennaio 1929, si è fin da giovanissima dedicata, con profonda convinzione ed inesauribile passione, alla lotta contro le ingiustizie e le disuguaglianze. Il suo slancio e la sua determinazione, a tutela delle donne e dell’infanzia, l’hanno portata a partecipare, fin dall’età di 14 anni, alle attività dei gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai combattenti per la libertà, proseguendo poi la sua azione nella Federbraccianti ed infine nel Partito comunista italiano, nelle cui liste è stata eletta nel 1975 nel consiglio regionale del Lazio. In qualità di assessore ai servizi sociali e agli enti locali di quella regione ha promosso l’approvazione di importanti leggi regionali riguardanti i consultori e gli asili nido, che ancora oggi costituiscono un modello per la legislazione in materia.
Come membro di questa Camera, è stata componente della Giunta delle elezioni, della Commissione interni, della Commissione igiene e sanità pubblica nonché segretario della Commissione affari sociali, facendosi altresì promotrice di iniziative legislative contenenti misure a tutela delle categorie più deboli di cittadini e dell’infanzia, nonché per la promozione delle attività di volontariato.
Il miglioramento delle condizioni di vita delle persone sofferenti ha costituito l’obiettivo anche della sua intensa e generosa attività di volontariato soprattutto negli ultimi tempi a tutela delle madri detenute e dei bambini con loro detenuti fino a tre anni, attività a cui si è dedicata con il consueto entusiasmo fino all’ultimo attimo della sua vita. Con la morte di Leda Colombini scompare una figura di grande coraggio, una donna tenace e combattiva di cui ricordiamo l’impegno profuso sia nella vita civile, sia nelle istituzioni locali e nazionali.
La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari l’espressione della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell’Assemblea che invito ad osservare un minuto di silenzio (L’Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali applausi cui si associa il rappresentante del Governo).

LIVIA TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, l’ultima volta che ho incontrato Leda Colombini insieme ad altre colleghe è stata la sera del 30 novembre in occasione del ricordo di Nilde Iotti. Leda arrivava da Pag. 99Palermo, ovviamente dal carcere di Palermo, ed anche questa volta non era voluta mancare.
C’era sempre Leda, lei non mancava mai: c’era quando qualcuno aveva bisogno di aiuto, di ascolto, di tenerezza, c’era quando bisognava compiere le scelte politiche più difficili, c’era quando bisognava difendere, promuovere o rendere onore a una donna, perché lei, Leda, era una donna di una tempra speciale. Dietro il suo viso dolce e a volte umile c’era una vita spesa in ogni suo minuto per la giustizia sociale e per il riscatto dei più deboli.
Nata e cresciuta in provincia di Reggio Emilia comincia la sua vita e la sua esperienza politica da bracciante e si forma in quella grande scuola che è stata il Partito Comunista dedicandosi, sin dall’inizio, alla battaglia delle donne, per i loro diritti, la loro forza e la loro dignità.
La giustizia sociale è stata la sua bussola, che lei ha perseguito innanzi tutto per le donne. Quando è stata assessore ai servizi sociali della regione Lazio – come ha ricordato la Vicepresidente Bindi – dotò quel territorio di un’importante legge sugli asili nido e sui consultori, perché lei sapeva quanto fosse prezioso per le donne il lavoro, ma anche quanto fosse irrinunciabile essere madre e avere i figli che si desiderano, lei che di figli ne ha avuti e cresciuti due.
Perseguì la giustizia sociale quando fu in Parlamento, dedicandosi all’elaborazione ed approvazione di leggi fondamentali, come la n. 104 del 1992 per i diritti delle persone disabili e la legge n. 266 del 1991 per il riconoscimento del ruolo del volontariato, leggi a cui si dedicò con altre donne importanti, Rosa Russo Jervolino, allora Ministro degli affari sociali, Maria Eletta Martini e Paola Colombo Svevo. È stata una parlamentare scrupolosa e competente ed ha testimoniato in ogni suo atto e gesto il valore delle istituzioni come bene comune. Lo faceva mettendo in gioco la sua competenza, ma anche il suo rapporto forte e costante con le persone.
Questa era l’altra specialità di Leda: il rapporto con la gente, con le persone, a partire dai più fragili, che lei ascoltava e coinvolgeva nelle sue scelte e nelle sue battaglie. Non a caso, ad un certo punto della sua vita, vent’anni fa, Leda Colombini decide di dedicarsi a chi, tra tutti, è più dimenticato: i bambini delle detenute. Ha fondato l’associazione «Roma Insieme» nel carcere romano di Rebibbia che, con le sue svariate attività, ha contribuito alla formazione e alla crescita di bambini che altrimenti sarebbero cresciuti sbandati visto che la loro culla era il carcere con le loro madri.
Fino all’ultimo si è battuta per avere una legge che consentisse ai figli piccoli delle detenute madri di non stare in carcere. Non era soddisfatta neppure della recente legge approvata da questo ramo del Parlamento e ne aveva discusso il 1o dicembre in un convegno da lei promosso all’Università Roma Tre con avvocati, magistrati, psicologi, associazioni e parlamentari.
Personalmente le sono grata in modo particolare per avermi sollecitata e aiutata quando ero Ministro della salute ad applicare la riforma che prevede il trasferimento della sanità penitenziaria dal Ministero della giustizia al Servizio sanitario nazionale, perché alle persone detenute sia garantito con pienezza il diritto alla salute e per superare finalmente gli ospedali psichiatrici giudiziari, i tanto famigerati OPG. Una riforma piccola ma importante e molto difficile, come hanno confermato gli anni da allora trascorsi, e mi auguro che l’attuale Governo proceda con determinazione nell’applicazione di questa riforma.
Leda è morta a Regina Coeli mentre svolgeva la sua attività di volontariato, una morte inattesa, che ci ha colpiti e profondamente turbati. È morta lasciandoci un esempio di grande umanità ma anche di bella politica. In questo tempo in cui l’onore e l’autorevolezza della politica sono deturpati e colpiti, l’esempio luminoso di Leda Colombini ci aiuta a risalire la china. Per questo non solo la ricorderemo nel nostro cuore ma la porteremo come esempio ai nostri giovani e alle nostre giovani (Applausi).